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23 dicembre 2022

 

 

I costi della riparazione del mondo

Riparare il mondo costa moltissimo, in termini economici e di abitudini nostre, noi che abitiamo dove il numero di automobili, industrie, servizi, è molto alto, ed i consumi lo sono di conseguenza.

E ogni anno consumiamo più risorse di quante la terra è in grado di produrre, quindi andiamo sempre in negativo.

Se il mondo consumasse come l’Italia, servirebbero 2,7 Terre >> https://economiacircolare.com/overshoot-day-2022-italia-mondo/ <<

è uno dei link che porta ad una pagina che tratta dei consumi annuali, se il mondo consumasse come l’Italia servirebbero 2,7 terre all’anno per equilibrare produzione e consumo di ossigeno e altri componenti essenziali alla vita.

Le date precise degli studiosi non sempre collimano, ma di sicuro siamo in passivo.

Lo schema indica in quale giorno dell’anno abbiamo finito di consumare le risorse annualmente prodotte dalla Terra e andiamo in passivo, consumando le riserve, finché ce ne saranno.

 

Quanto siamo disposti a pagare? Molto deve essere fatto dai governi mondiali e dalle grandi industrie che immettono gas nell’atmosfera fragile del nostro pianeta e alti gravi inquinanti, che consumano energia come non ci fosse un domani (e rischia di non esserci) mentre spesso chi paga il conto più salato di tutto ciò sono i paesi che meno usufruiscono dei servizi.

Il MEPE fa la sua piccolissima parte (ricordate il colibrì?) per aggiustare il mondo.

Gli servono soldi? Certo che sì, ma non grandi cifre.

Gli servono soldi per poter fare formazione, anche solo per pagare il trasporto ai formatori volontari (ricordiamoci che siamo in RD Congo e la gente più sensibile al problema di solito non può permettersi di pagare di tasca propria le spese vive per partecipare alle iniziative).

Gli servono soldi per acquistare materiale, pale e guanti e sacchi per la spazzatura, quando fanno il lavoro comunitario. Per evitare di ferirsi e/o ammalarsi raccogliendo la spazzatura.

Gli servono soldi per acquistare le plantule, le pianticelle per il rimboschimento, e anche qui per il trasporto sui luoghi dove trapiantare le piantine.

Finora il MEPE ha dimostrato molta buona volontà, piantine regalate da diverse serre, camion prestati gratuitamente per il trasporto delle stesse e degli strumenti necessari (zappe, vanghe, innaffiatoi).

Sacchi e guanti portati da casa, per chi ce li ha, insieme a machete e zappe…

 

i mattoncini di carbone fabbricati con gli scarti e la spazzatura. Utilizzabili per la cucina al posto del carbone. Briquettes du Kivu è parte del MEPE

 

 

Nicole, la fondatrice di PlastyCor, associazione ecologista a Bukavu, parte del MEPE, ha costruito una casa con bottiglie di plastica in un villaggio non lontano da Bukavu. Dimostra in questo modo una possibilità di riciclo dei milioni di bottiglie di plastica nei territori del Kivu.

 

La sua filosofia è di lavorare con quel che si ha, ma un poco di aiuto potrebbe essere fonte di grande incoraggiamento per un lavoro immane di sensibilizzazione della popolazione.

Nicole, la fondatrice di PlastyCor, giovane imprenditrice, riesce a stimolare i giovani al recupero della plastica anche attraverso la trasformazione delle bottiglie di plastica in mobili e altri oggetti utili a basso costo.

Anche su questo fronte saremo più precise tra un mesetto…

Intanto vi lasciamo con questa magnifica canzone a conclusione quasi di questo calendario

 

E’ il mondo che invece cambia me, che invece salva me…